Monte Torretta di Pietragalla è un insediamento indigeno situato nella Basilicata settentrionale, a circa 1.060 metri sul livello del mare. Questo insediamento è stato abitato ininterrottamente dalla fine dell'VIII secolo a.C. fino alla fine del III secolo a.C., periodo in cui subì una graduale trasformazione e successiva decadenza con l’espansione romana. La sua posizione strategica su un'altura di oltre 1.000metri ha garantito un controllo sia sul fiume Bradano, che nasce a pochi chilometri di distanza, sia su una delle principali arterie di comunicazione che collegavano il cuore dell'antica
Lucania con la zona del Vulture. Le prime tracce di frequentazione umana risalgono al Neolitico finale, come evidenziato dal ritrovamento di strumenti litici levigati e frammenti di asce in pietra. Successivamente, frammenti ceramici d'impasto indicano una qualche forma di frequentazione durante l'Età del Bronzo recente (XII secolo a.C.), suggerendo un utilizzo occasionale dell'altura. Dopo un'interruzione di circa quattro secoli, il sito riprende vita nella
seconda metà dell'VIII secolo a.C., come attestato dal ritrovamento di una fibula in bronzo del tipo a drago.
L'occupazione di epoca arcaica è documentata prevalentemente da materiali legati alla sfera funeraria ed è probabile che Monte Torretta, analogamente ad altri siti indigeni della Basilicata, fosse strutturato in diversi nuclei abitativi di capanne con relative necropoli. La scoperta di frammenti di terrecotte architettoniche suggerisce inoltre la presenza di edifici monumentali, forse a destinazione cultuale. È in questo periodo che si intensificano i contatti con
il mondo greco, come evidenziato dal rinvenimento di ceramiche di importazione. Nel V secolo a.C., l'area sembra essere stata caratterizzata dalla presenza di un edificio di culto dedicato a Eracle, come suggerito dal ritrovamento di due pregevoli statuette in bronzo di manifattura magnogreca.
Tra la fine del IV e l'inizio del III secolo a.C., l'insediamento cambia volto e viene dotato di un complesso sistema di fortificazioni. Una cinta muraria esterna, realizzata con grandi blocchi squadrati, racchiude gran parte del pianoro sommitale, mentre una cinta interna delimita una sorta di piccola acropoli, dalla funzione ancora ignota. Il sito presenta un unico accesso principale sul lato meridionale, la "Porta Marie", una porta a corte interna, ancora ben conservata e in attesa di ulteriori indagini archeologiche. Una seconda porta, la cosiddetta "Porta Livia" rappresenta invece un passaggio interno all'insediamento, che consentiva di accedere alla presunta acropoli attraverso un percorso in pendenza. Prospezioni geofisiche condotte tra il 2017 e il 2018 hanno rivelato la presenza di strutture e piccoli assi stradali, suggerendo un'occupazione piuttosto densa all'interno dell'area fortificata. Tuttavia, l'assenza di scavi archeologici in questa porzione del sito non consente, al momento, di determinare con precisione la funzione e la cronologia delle anomalie rilevate nelle indagini geofisiche. Sembra invece certo che, nel corso del III secolo a.C., Monte Torretta conosca una fase di progressivo declino, parallela alla riorganizzazione territoriale operata dai Romani. Come accaduto per molti altri centri della Lucania, il sito viene gradualmente abbandonato a favore di nuovi insediamenti vallivi, come la nascente Potentia, meglio inseriti nella rete viaria romana. Le prime indagini sul sito risalgono alla fine del XIX secolo, quando il duca di Casalaspro, allora proprietario dei terreni, condusse scavi privati di cui non rimangono documenti. Negli anni '50, durante alcuni importanti lavori agricoli, vennero alla luce nuovi resti archeologici, spingendo il Museo Archeologico Provinciale di Potenza ad avviare le prime ricerche sistematiche sotto la direzione di Francesco Ranaldi (1956-1965). Queste campagne portarono alla scoperta del sistema di fortificazioni. Alla fine degli anni '60 e nei primi anni '70, la Soprintendenza Archeologica della Basilicata, guidata da Dinu Adamesteanu, riprese gli scavi, individuando abitazioni e tombe dell’età arcaica al di sotto delle fortificazioni. Tra il 1989 e il 1992, la Soprintendenza ha intrapreso nuovi scavi presso la porta principale (Porta Marie) nonché delle prospezioni geofisiche, rivelando un possibile quartiere artigianale nella zona sud-orientale del sito, poco al
di fuori dell'area fortificata. Nel 2011, l'Università di Heidelberg ha effettuato una prima ricognizione e un rilievo topografico dell'area, mentre nel 2012 indagini di archeologia preventiva hanno portato alla scoperta, sulle pendici settentrionali del sito, di tre sepolture risalenti al V-IV secolo a.C., oltre a una
piccola area sacra di età ellenistica situata nei pressi della fonte Acqua Rossa, ancora oggi attiva. Dal 2017, il "Pietragalla Project", condotto dalle Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne e Humboldt di Berlino, ha ripreso le ricerche con l'obiettivo di ricostruire la storia degli scavi precedenti e analizzare le collezioni archeologiche conservate nei depositi museali, portando a nuove scoperte sulla complessa stratificazione del sito. Oggi, il sito rappresenta un'importante testimonianza dell’evoluzione degli insediamenti italici tra l'Età del Ferro e la romanizzazione della Lucania. Monte Torretta è un patrimonio archeologico da tutelare, un luogo che racconta secoli di storia e che invita i visitatori a scoprire le sue antiche testimonianze in un quadro naturalistico di grande fascino e rilevanza paesaggistica. In quest'ottica, collaboriamo con la Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali dell'Università della Basilicata per promuovere una gestione sostenibile del sito, con un'attenzione particolare al rapporto tra cultura e natura. Questa sinergia mira a valorizzare Monte Torretta non solo come luogo di ricerca archeologica, ma anche come spazio in cui il paesaggio storico si integra armoniosamente con l’ecosistema attuale, favorendo nuove strategie di conservazione e fruizione del patrimonio.